Recensione scritta dal poeta, saggista e romanziere Dante Maffia candidato al Nobel per la letteratura.
DANIELA LUPI, Viceversa / isreveciV, Villa D’Agri, Dibuono Edizioni, 2017, pp. 110.
“Vivere con la poesia dentro / è come un viaggio senza fine”. Due versi che ci svelano la potenza del sentimento con il quale Daniela Lupi, di origine rumena, ha a che fare nel suo andare per il mondo. Un viaggio senza fine, un andirivieni da se stessa al mondo e dal mondo a se stessa durante il quale sentiamo fremere un cuore, avvertiamo l’esigenza di comunicare e ci rendiamo conto che la poetessa è stretta da una esigenza di esprimersi che vuole coinvolgere il lettore.
Il libro porta una Prefazione di Piero Didio e una Postafazione di Maria Antonella D’Agostino che spiegano con molta attenzione e competenza gli intenti della poetessa, la sua poetica, e analizzano la sua anima senza ricorrere a strampalate alchimie, in modo che abbiamo subito il senso di una scrittura che non ricorre a sotterfugi e a complicate espressioni per confessarsi.
Non adopero a caso confessarsi perché nel libro si sente forte la necessità di esplicitare la propria condizione umana, gli amori, i disinganni, le perdite, le accensioni, i sogni, tanto è vero che Maria Antonella D’Agostino sottolinea che “La poesia di Daniela s’impernia principalmente sul tema dell’amore”, un amore a volte difficile, perfino invaso dalla tristezza, ma che occupa l’esistenza e la rende comunque praticabile seppure cosparsa di spine.
Il dettato di Daniela è pulito, diretto, inframezzato da parole che sembrano venire fuori da sospiri. Ella non ricorre alla retorica e non s’ammanta di serti letterari, e si denuda, si offre come la rugiada del mattino, pensosamente però, sopra i fiori.
Insomma Viceversa è un libro che si fa leggere volentieri, accattivante e pregno di dolcezze. L’amore è raccontato con semplicità, con schiettezza e al lettore arriva il piacere di sensazioni e di emozioni che irrorano il fattore umano di tenerezza.
Ci sono versi che lasciano un profumo, una scia nell’anima, e altri che fermano immagini di grande bellezza. Ma il fermare le immagini e renderle speciali è dovuto anche all’attività di pittrice che la poetessa coltiva. Addirittura Valeria Mantarano afferma che “Sono poesie visive attraverso cui l’artista riesce ad esplicitare il messaggio ultimo sotteso alla sua opera rispettando l’approccio stilistico perseguito nella scrittura”. Il riferimento, ovviamente, è alle opere dipinte, ma calza a pennello e spiega la tecnica compositiva di Daniela anche per la scrittura."
DANTE MAFFIA
29 Luglio 2017 Il mio primo libro di poesie è stato presentato a Montescaglioso,
nella bellissima Abbazia. In vendita ...
Daniela Lupi, VICEVERSA/ISREVECIV dibuono edizioni, Villa d'Agri (PZ) 2017 di Francesco M.T. Tarantino studioso di filosofia, teologia e poeta
Nel conoscere Daniela Lupi quel che colpisce è la sua grande umanità, la sua profonda sensibilità, la sua squisita disponibilità, è una persona eccezionale e un’artista a tutto tondo, infatti è poetessa, pittrice ma soprattutto donna. Dico questo perché la sua poesia è donna, nel senso che è impregnata di quei contenuti prettamente femminili che innervano la sua poetica riuscendo a trasferirla nelle singole poesie e quindi sulle pagine di questo libro delizioso pur nella sofferenza da cui nasce. È straordinaria la sintesi che riesce a fare dei sentimenti di cui è pervasa e avendo un cuore immenso trova lo spazio per ogni tipologia di sentimenti che albergano negli anfratti della sua anima, tra le pieghe dei suoi pensieri, nel profondo del suo io: “Caduta a pezzi ricomposta /la vita pareva nascosta, /la stavo cercando invano, /niente, nessuno…” Si evidenzia in questi versi il transito da una terra ad un’altra, la terra natia lasciata dietro di sé e l’approdo in altra da assimilare, da sedimentare, da decantare per essere vissuta appieno. E nel riordinare la vita in una nuova condizione Daniela incespica inevitabilmente nella sfera sentimentale e intesse rapporti affettivi che la porteranno a vivere l’amore per l’amore pur sbagliando e spesso sperimentando l’abbandono e la delusione per l’estinzione del sentimento o per un tradimento, o per l’esaurimento del sogno stesso: “Quando qualcuno muore dentro /arriva quella stretta al cuore /che provoca soltanto dolore, //L’anima /è stata spezzata /in un solo fiato.” Anche se spesso la poetessa usa dell’ironia nel descrivere differenti situazioni esistenziali è certo che la disperazione per amori finiti è autentica e definisce lo stato d’animo che si instaura nel suo cuore quando un sogno, un desiderio, un’aspirazione cessa di essere ed inizia l’introspezione che la induce ad osservare le cose con gli occhi della delusione quasi a voler sottolineare che finendo l’amore tutto assume una diversa disperante prospettiva: “Sto cercando qualcosa, /sto cercando me stesso /tra le gocce della pioggia primaverile, /caldi baci piovuti dal cielo /per riscaldare l’aria.” L’evidente smarrimento dell’autrice ci immette in un percorso altalenante di cadute e rialzamenti, di immersione nella riluttanza e nella solitudine, nell’inquietudine di ogni passaggio emozionale ed esistenziale che scompone l’anima e si ricompone nella poesia: “La poesia è qualcosa di speciale, /muove tutto in te e non si sa fermare. //Vivere con la poesia dentro /è come un viaggio senza fine.”
Daniela Lupi non sa mentire, tanto è la sua onestà intellettuale, pertanto segue il suo istinto nel descrivere poeticamente le sue sensazioni, il suo dolore, le sue gioie ma soprattutto il suo rapporto con se stessa anche in relazione alle stagioni, alla fenomenologia del cuore che si manifesta in ogni piccolo spostamento e/o movimento del particolare nella totalità, e la Lupi si lascia coinvolgere in questa circolarità in cui coglie tutte le atmosfere, le sfumature e l’interezza del tempo che scorrendo lascia tracce e indica percorsi di vita quotidiana dove ogni creatura occupa il suo posto in armonia con il resto dell’universo: “Respiro aiutato dal vento che mi tocca, /il canto degli uccelli mi mantiene in vita, /l’acqua scorre nelle mie vene, /mi purifica dal male, /lava tutti i peccati compiuti o solo pensati.” È ben consapevole la poetessa di una frantumazione delle cose e dell’alterata relazione tra le persone e i sentimenti, nonché con la divinità e forse il suo intento, che traspare nelle poesie, oltre ad un bisogno d’amore, è la ricomposizione della condizione primigenia di armonia, di amore, di fratellanza, di felicità. Ce la mette tutta l’autrice per riconquistarla e vorrebbe farlo insieme all’altro/a, non a caso i suoi canti d’amore sono struggenti e a volte diventano lamenti, altre, parole erranti che s’imbattono nell’intimità del cuore e dell’anima che si dispongono ad essere investigati e interrogati, attraversati dalla poesia che ce li restituisce traslati in un linguaggio poetico sì, ma reale nell’introspezione dei sentimenti pur nelle sue contraddizioni e diffrazioni. Forse il merito della poetessa sta proprio in questa capacità di scrivere in versi ciò che appartiene alla quotidianità del vivere: “Gioia di vivere con il sorriso, /gioia di vivere nel paradiso, /gioia vissuta insieme a te, /gioia quando mi chiedo: «perché?»” All’interno di questa raccolta ci sono alcune poesie che definirei di denuncia civile in cui Daniela si cimenta con la cattiveria gratuita dell’uomo contro la donna, contro le immigrate, contro le badanti, la denuncia assume ancora più valenza perché lei è tutto questo, è donna, è immigrata, ha fatto la badante, ha subito su di sé la violenza, verbale e sentimentale, nonché l’umiliazione di essere donna e per di più straniera, e con la poesia riesce a smascherare l’arroganza degli uomini che inveiscono sui deboli.
La fratellanza alla quale aspira la poetessa sembra non avere spazio ma la sua ostinazione riuscirà a smuovere le coscienze dei più e soprattutto quelle degli indifferenti: “Non ho avuto scelta, /l’orco mi seguiva dappertutto, / si comportava come un signore /davanti agli altri, /mi chiamava “Amore”. /Ogni volta che diceva questa parola /sentivo un pugno nello stomaco, /gli schiaffi e gli insulti.” Sentire il peso della non appartenenza alla terra in cui ci si sente ospiti nonostante i tentativi di integrazione in ogni campo della vita ed essere comunque non accettata proprio da chi forse ci dovrebbe della riconoscenza è un dolore inaccettabile cui la Lupi cerca di reagire scrivendolo in versi: “Ti racconto il vero, /ti racconto il pensiero, /la vita che sta dentro di me /e tu bisbigli distante: immigrati. //E dai continua, non fare l’intellettuale /e vai a lavare! /Eh sì! Lavoro dentro casa tua, /però questo non significa che /sono meno di te,” Versi che nascono dalla quotidianità dell’esperienza dura di lavorare senza essere riconosciuta o apprezzata, anzi, insultata e umiliata: “Decido di scappare, /prendo come via il mare, /oceano di lacrime versate, /da me o da altre anime bruciate.” Resta alla poetessa una sola via d’uscita, rifugiarsi nell’amore, quello in cui lei crede e che spera di trovare in una sintonia che le è propria, in un’armonia che le distende l’anima e la incentivi a crederci, credere nell’amore tra due persone come nei sentimenti di fratellanza universale nonché nell’amore per l’intero creato che predispone l’animo al raccoglimento e alla distensione: “Le catene cadono, /le porte si aprono, /sogno l’amore perfetto /e mi addormento.” Ed è ancora la sua sensibilità e il trasporto in un’atmosfera rarefatta che la rapisce inoltrandola nella delicatezza del sentire la vicinanza delle cose come fossero magiche: “L’universo mi si avvicina, /la luna mi consola, /la coperta mi accarezza … /siamo solo foglie trascinate dal vento.” Raggiunge, Daniela, il grande desiderio di quiete dove tutto si ammanta di gran silenzio, dove ogni cosa è al suo posto e dove il cuore può respirare al fine di decollare proiettandosi nel volo, un volo non facile perché la sua voglia d’amare la lega ancora, forse per un attimo solo, alla terrestrità: “Sono rimasto solo, /davanti alla luce mi abbandono, /mi sento sereno /e voglio volare, /però ho ancora voglia d’amare. //Svestito dei sentimenti terreni /mi lascio coccolare dalla magia /del sentimento che non vola via.” Sembra giungere alla fine l’itinerario poetico di questa intensa raccolta che ci ha mostrato una poetessa appassionata capace d’introspettiva, di analisi, di elaborazione del vissuto registrando ogni spostamento dei sentimenti e delle emozioni. Una Daniela innamorata della sua scrittura dove ha saputo raccontarci l’esperienza esistenziale attraverso la quotidianità della vita nella quale si dimena www.faronotizie.it 3 senza arrendersi e spesso prendendo di petto le situazioni che si trova a dover fronteggiare. E tutto questo ce lo racconta lei stessa: “Sto camminando a senso unico senza volere, /inciampo, provo a ritornare, però non oso chiamarti per aiutarmi, /sono solo davanti all’unica strada /senza ritorno.” Nella consapevolezza delle difficoltà della vita la poetessa prosegue il suo cammino riflettendosi in ogni possibile ed eventuale sentiero che può immetterla in una situazione differente che le permette di realizzare ciò che desidera perseguendo i suoi scopi: “Corro sulle strade vuote /senza mai guardare indietro, /corro come un’atleta /che sa dove finisce la corsa.”
Cenere
Ho seppellito il passato, dopo averlo bruciato
mi è rimasta la cenere sulle scarpe,
la guardo meravigliato
e troppo distaccato.
Caduta a pezzi ricomposta
la vita pareva nascosta,
la stavo cercando invano,
niente, nessuno …
Vivo come posso,
dormo quando sogno,
non ho più pensieri,
ho bruciato il passato,
sono un neonato.
09/07/13
DanielaLupi@dirittiriservatiedita
03/07/2013
© copyright 2015
DANIELA LUPI, Viceversa / isreveciV, Villa D’Agri, Dibuono Edizioni, 2017, pp. 110.
“Vivere con la poesia dentro / è come un viaggio senza fine”. Due versi che ci svelano la potenza del sentimento con il quale Daniela Lupi, di origine rumena, ha a che fare nel suo andare per il mondo. Un viaggio senza fine, un andirivieni da se stessa al mondo e dal mondo a se stessa durante il quale sentiamo fremere un cuore, avvertiamo l’esigenza di comunicare e ci rendiamo conto che la poetessa è stretta da una esigenza di esprimersi che vuole coinvolgere il lettore.
Il libro porta una Prefazione di Piero Didio e una Postafazione di Maria Antonella D’Agostino che spiegano con molta attenzione e competenza gli intenti della poetessa, la sua poetica, e analizzano la sua anima senza ricorrere a strampalate alchimie, in modo che abbiamo subito il senso di una scrittura che non ricorre a sotterfugi e a complicate espressioni per confessarsi.
Non adopero a caso confessarsi perché nel libro si sente forte la necessità di esplicitare la propria condizione umana, gli amori, i disinganni, le perdite, le accensioni, i sogni, tanto è vero che Maria Antonella D’Agostino sottolinea che “La poesia di Daniela s’impernia principalmente sul tema dell’amore”, un amore a volte difficile, perfino invaso dalla tristezza, ma che occupa l’esistenza e la rende comunque praticabile seppure cosparsa di spine.
Il dettato di Daniela è pulito, diretto, inframezzato da parole che sembrano venire fuori da sospiri. Ella non ricorre alla retorica e non s’ammanta di serti letterari, e si denuda, si offre come la rugiada del mattino, pensosamente però, sopra i fiori.
Insomma Viceversa è un libro che si fa leggere volentieri, accattivante e pregno di dolcezze. L’amore è raccontato con semplicità, con schiettezza e al lettore arriva il piacere di sensazioni e di emozioni che irrorano il fattore umano di tenerezza.
Ci sono versi che lasciano un profumo, una scia nell’anima, e altri che fermano immagini di grande bellezza. Ma il fermare le immagini e renderle speciali è dovuto anche all’attività di pittrice che la poetessa coltiva. Addirittura Valeria Mantarano afferma che “Sono poesie visive attraverso cui l’artista riesce ad esplicitare il messaggio ultimo sotteso alla sua opera rispettando l’approccio stilistico perseguito nella scrittura”. Il riferimento, ovviamente, è alle opere dipinte, ma calza a pennello e spiega la tecnica compositiva di Daniela anche per la scrittura."
DANTE MAFFIA
29 Luglio 2017 Il mio primo libro di poesie è stato presentato a Montescaglioso,
nella bellissima Abbazia. In vendita ...
Daniela Lupi, VICEVERSA/ISREVECIV dibuono edizioni, Villa d'Agri (PZ) 2017 di Francesco M.T. Tarantino studioso di filosofia, teologia e poeta
Nel conoscere Daniela Lupi quel che colpisce è la sua grande umanità, la sua profonda sensibilità, la sua squisita disponibilità, è una persona eccezionale e un’artista a tutto tondo, infatti è poetessa, pittrice ma soprattutto donna. Dico questo perché la sua poesia è donna, nel senso che è impregnata di quei contenuti prettamente femminili che innervano la sua poetica riuscendo a trasferirla nelle singole poesie e quindi sulle pagine di questo libro delizioso pur nella sofferenza da cui nasce. È straordinaria la sintesi che riesce a fare dei sentimenti di cui è pervasa e avendo un cuore immenso trova lo spazio per ogni tipologia di sentimenti che albergano negli anfratti della sua anima, tra le pieghe dei suoi pensieri, nel profondo del suo io: “Caduta a pezzi ricomposta /la vita pareva nascosta, /la stavo cercando invano, /niente, nessuno…” Si evidenzia in questi versi il transito da una terra ad un’altra, la terra natia lasciata dietro di sé e l’approdo in altra da assimilare, da sedimentare, da decantare per essere vissuta appieno. E nel riordinare la vita in una nuova condizione Daniela incespica inevitabilmente nella sfera sentimentale e intesse rapporti affettivi che la porteranno a vivere l’amore per l’amore pur sbagliando e spesso sperimentando l’abbandono e la delusione per l’estinzione del sentimento o per un tradimento, o per l’esaurimento del sogno stesso: “Quando qualcuno muore dentro /arriva quella stretta al cuore /che provoca soltanto dolore, //L’anima /è stata spezzata /in un solo fiato.” Anche se spesso la poetessa usa dell’ironia nel descrivere differenti situazioni esistenziali è certo che la disperazione per amori finiti è autentica e definisce lo stato d’animo che si instaura nel suo cuore quando un sogno, un desiderio, un’aspirazione cessa di essere ed inizia l’introspezione che la induce ad osservare le cose con gli occhi della delusione quasi a voler sottolineare che finendo l’amore tutto assume una diversa disperante prospettiva: “Sto cercando qualcosa, /sto cercando me stesso /tra le gocce della pioggia primaverile, /caldi baci piovuti dal cielo /per riscaldare l’aria.” L’evidente smarrimento dell’autrice ci immette in un percorso altalenante di cadute e rialzamenti, di immersione nella riluttanza e nella solitudine, nell’inquietudine di ogni passaggio emozionale ed esistenziale che scompone l’anima e si ricompone nella poesia: “La poesia è qualcosa di speciale, /muove tutto in te e non si sa fermare. //Vivere con la poesia dentro /è come un viaggio senza fine.”
Daniela Lupi non sa mentire, tanto è la sua onestà intellettuale, pertanto segue il suo istinto nel descrivere poeticamente le sue sensazioni, il suo dolore, le sue gioie ma soprattutto il suo rapporto con se stessa anche in relazione alle stagioni, alla fenomenologia del cuore che si manifesta in ogni piccolo spostamento e/o movimento del particolare nella totalità, e la Lupi si lascia coinvolgere in questa circolarità in cui coglie tutte le atmosfere, le sfumature e l’interezza del tempo che scorrendo lascia tracce e indica percorsi di vita quotidiana dove ogni creatura occupa il suo posto in armonia con il resto dell’universo: “Respiro aiutato dal vento che mi tocca, /il canto degli uccelli mi mantiene in vita, /l’acqua scorre nelle mie vene, /mi purifica dal male, /lava tutti i peccati compiuti o solo pensati.” È ben consapevole la poetessa di una frantumazione delle cose e dell’alterata relazione tra le persone e i sentimenti, nonché con la divinità e forse il suo intento, che traspare nelle poesie, oltre ad un bisogno d’amore, è la ricomposizione della condizione primigenia di armonia, di amore, di fratellanza, di felicità. Ce la mette tutta l’autrice per riconquistarla e vorrebbe farlo insieme all’altro/a, non a caso i suoi canti d’amore sono struggenti e a volte diventano lamenti, altre, parole erranti che s’imbattono nell’intimità del cuore e dell’anima che si dispongono ad essere investigati e interrogati, attraversati dalla poesia che ce li restituisce traslati in un linguaggio poetico sì, ma reale nell’introspezione dei sentimenti pur nelle sue contraddizioni e diffrazioni. Forse il merito della poetessa sta proprio in questa capacità di scrivere in versi ciò che appartiene alla quotidianità del vivere: “Gioia di vivere con il sorriso, /gioia di vivere nel paradiso, /gioia vissuta insieme a te, /gioia quando mi chiedo: «perché?»” All’interno di questa raccolta ci sono alcune poesie che definirei di denuncia civile in cui Daniela si cimenta con la cattiveria gratuita dell’uomo contro la donna, contro le immigrate, contro le badanti, la denuncia assume ancora più valenza perché lei è tutto questo, è donna, è immigrata, ha fatto la badante, ha subito su di sé la violenza, verbale e sentimentale, nonché l’umiliazione di essere donna e per di più straniera, e con la poesia riesce a smascherare l’arroganza degli uomini che inveiscono sui deboli.
La fratellanza alla quale aspira la poetessa sembra non avere spazio ma la sua ostinazione riuscirà a smuovere le coscienze dei più e soprattutto quelle degli indifferenti: “Non ho avuto scelta, /l’orco mi seguiva dappertutto, / si comportava come un signore /davanti agli altri, /mi chiamava “Amore”. /Ogni volta che diceva questa parola /sentivo un pugno nello stomaco, /gli schiaffi e gli insulti.” Sentire il peso della non appartenenza alla terra in cui ci si sente ospiti nonostante i tentativi di integrazione in ogni campo della vita ed essere comunque non accettata proprio da chi forse ci dovrebbe della riconoscenza è un dolore inaccettabile cui la Lupi cerca di reagire scrivendolo in versi: “Ti racconto il vero, /ti racconto il pensiero, /la vita che sta dentro di me /e tu bisbigli distante: immigrati. //E dai continua, non fare l’intellettuale /e vai a lavare! /Eh sì! Lavoro dentro casa tua, /però questo non significa che /sono meno di te,” Versi che nascono dalla quotidianità dell’esperienza dura di lavorare senza essere riconosciuta o apprezzata, anzi, insultata e umiliata: “Decido di scappare, /prendo come via il mare, /oceano di lacrime versate, /da me o da altre anime bruciate.” Resta alla poetessa una sola via d’uscita, rifugiarsi nell’amore, quello in cui lei crede e che spera di trovare in una sintonia che le è propria, in un’armonia che le distende l’anima e la incentivi a crederci, credere nell’amore tra due persone come nei sentimenti di fratellanza universale nonché nell’amore per l’intero creato che predispone l’animo al raccoglimento e alla distensione: “Le catene cadono, /le porte si aprono, /sogno l’amore perfetto /e mi addormento.” Ed è ancora la sua sensibilità e il trasporto in un’atmosfera rarefatta che la rapisce inoltrandola nella delicatezza del sentire la vicinanza delle cose come fossero magiche: “L’universo mi si avvicina, /la luna mi consola, /la coperta mi accarezza … /siamo solo foglie trascinate dal vento.” Raggiunge, Daniela, il grande desiderio di quiete dove tutto si ammanta di gran silenzio, dove ogni cosa è al suo posto e dove il cuore può respirare al fine di decollare proiettandosi nel volo, un volo non facile perché la sua voglia d’amare la lega ancora, forse per un attimo solo, alla terrestrità: “Sono rimasto solo, /davanti alla luce mi abbandono, /mi sento sereno /e voglio volare, /però ho ancora voglia d’amare. //Svestito dei sentimenti terreni /mi lascio coccolare dalla magia /del sentimento che non vola via.” Sembra giungere alla fine l’itinerario poetico di questa intensa raccolta che ci ha mostrato una poetessa appassionata capace d’introspettiva, di analisi, di elaborazione del vissuto registrando ogni spostamento dei sentimenti e delle emozioni. Una Daniela innamorata della sua scrittura dove ha saputo raccontarci l’esperienza esistenziale attraverso la quotidianità della vita nella quale si dimena www.faronotizie.it 3 senza arrendersi e spesso prendendo di petto le situazioni che si trova a dover fronteggiare. E tutto questo ce lo racconta lei stessa: “Sto camminando a senso unico senza volere, /inciampo, provo a ritornare, però non oso chiamarti per aiutarmi, /sono solo davanti all’unica strada /senza ritorno.” Nella consapevolezza delle difficoltà della vita la poetessa prosegue il suo cammino riflettendosi in ogni possibile ed eventuale sentiero che può immetterla in una situazione differente che le permette di realizzare ciò che desidera perseguendo i suoi scopi: “Corro sulle strade vuote /senza mai guardare indietro, /corro come un’atleta /che sa dove finisce la corsa.”
Cenere
Ho seppellito il passato, dopo averlo bruciato
mi è rimasta la cenere sulle scarpe,
la guardo meravigliato
e troppo distaccato.
Caduta a pezzi ricomposta
la vita pareva nascosta,
la stavo cercando invano,
niente, nessuno …
Vivo come posso,
dormo quando sogno,
non ho più pensieri,
ho bruciato il passato,
sono un neonato.
09/07/13
DanielaLupi@dirittiriservatiedita
03/07/2013
© copyright 2015